Mal di schiena

Il mal di schiena è un sintomo molto comune e, purtroppo, tutti lo sperimentano almeno una volta nella vita. Giovani o vecchi, uomini o donne, alti o bassi, sportivi o sedentari: è una patologia con una incidenza del 5% annuo e in alcuni casi – per fortuna non così frequenti – richiede l’intervento da parte di un chirurgo. La recidiva entro un anno è molto frequente e fino ad un terzo dei pazienti sperimenta disturbi di tipo cronico. Nel 85%-90% dei casi, l’eziologia è sconosciuta e i fattori ambientali e psicologici la fanno da padrone.

I sintomi si manifestano nella parte bassa della schiena e possono raggiungere anche gli arti inferiori fino al piede. Rivolgersi ad un fisioterapista è una buona opzione: con un intervento sia educazionale per cercare di eliminare o comunque controllare tutti i fattori contribuenti che possono perpetuare nel tempo lo stato patologico, che manuale per verificare e modulare le alterazioni strutturali o gli atteggiamenti posturali sbagliati o mobilizzare eventuali restrizioni che attivo, quindi attraverso l’esecuzione di esercizi attivi, il paziente può imparare a gestire autonomamente la propria sintomatologia ed incrementare progressivamente il proprio stato di salute fino a raggiungere il benessere.

Il dizionario della lombalgia

Questo termine generico descrive la sintomatologia dolorosa localizzata nella regione posteriore della schiena dalle coste fino al sacro ma non è indicativo della causa. “Ho la lombalgia” è uguale a dire “ho il mal di schiena”.

I sintomi sempre posteriori sulla schiena, si distribuiscono poi anteriormente a livello dell’inguine, sulla coscia fino al ginocchio.

I sintomi sempre posteriori nella parte bassa della schiena, si estendono anche nella zona glutea, coscia, gamba fino al piede; possono essere presenti formicolii, sensazione di spilli, tensione, alterazioni della sensibilità, ecc. Sono coinvolte le radici nervose di L4-L5-S1.

Tra le vertebre della colonna vertebrale sono presenti dei dischi cartilaginei la cui funzione è quella di ammortizzare il movimento vertebrale ed assorbire gli stress provenienti dalle attività di carico. I dischi sono costituiti da un anello esterno più fibroso e resistente (anulus) e da un nucleo centrale più gelatinoso (nucleo polposo). Per cause degenerative, traumatiche o anche micro-traumatiche (attività ripetitive ed usuranti nel tempo), l’anello esterno può andare incontro ad una rottura determinando la fuoriuscita del nucleo gelatinoso in quella che si chiama “erniazione”. Quando il nucleo fuoriesce dall’anulus, crea un ingombro fisico nello spazio anatomico in cui prima risiedevano solo le radici nervose, irritandole, e attiva un processo infiammatorio che crea un edema localizzato e che a sua volta può anche esso comprimere le radici. Se la fuoriuscita è minima si parla di “protrusione”, se invece è completa, si parla di “ernia espulsa”; i sintomi del paziente non sono direttamente proporzionali al grado di espulsione dell’ernia bensì al grado di impegno del forame di coniugazione da parte dei processi irritativi.

È una patologia, congenita o acquisita, che determina il restringimento del canale vertebrale comprimendo il midollo e le terminazioni nevose che hanno origine dalla schiena. La diagnosi si formula in associazione ai referti di imaging. Il paziente descrive sintomi che insorgono in modo graduale che però diventano cronici nel tempo. Tra questi i più descritti sono: debolezza, dolore lombare, gonfiori ai piedi e alle caviglie, rigidità diffusa alla colonna vertebrale e disturbi dell’equilibrio. I sintomi spesso peggiorano in estensione (stazione eretta, cammino ecc.) e i pazienti preferiscono posizioni in flessione (seduto, accovacciato, ecc.).

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