Problematiche al ginocchio

Nell’articolazione del ginocchio riconosciamo la tibia ed il femore che rotolano e scivolano l’una sotto l’altro per consentire i movimenti di flesso-estensione; la rotula che scivola nella gola intercondiloidea del femore e fa da puleggia per il quadricipite che la sovrasta e si inserisce sulla tibia e infine il perone che si articola solamente con la tibia.

A causa di patologie di diversa natura (traumatica o degenerativa) o per influenze negative da parte di altri distretti (tra cui lombare, anca, caviglia), il ginocchio può andare incontro a sofferenza.

Tra le cause più comuni che possono trarre beneficio dall’intervento riabilitativo troviamo:

Durante l’attività sportiva, in seguito ad un rapido cambio di direzione o ad una distorsione del ginocchio, è possibile che si verifichi una lesione del LCA: si tratta di una rottura completa o parziale delle fibre che lo compongono. Il meccanismo lesivo è spesso a ginocchio flesso, a causa di una rotazione innaturale con il piede vincolato a terra o per un contrasto con conflitto diretto sulla parte esterna del ginocchio. Talvolta è possibile udire uno schiocco, come se qualcosa si staccasse.
Il paziente riferisce subito un dolore molto importante ed una sensazione di grande instabilità al ginocchio che potrebbe gonfiarsi nelle prime ore successive al trauma.

Vi sono due opzioni di trattamento riabilitativo: 1) conservativo o 2) post-chirurgico.
Insieme con il chirurgo ortopedico si decide quale tra le due sia meglio intraprendere in base al tipo di lesione, alle aspettative del paziente, al suo stile di vita e all’attività sportiva.
Che sia un approccio conservativo o chirurgico, è importante comunque affrontare un percorso di riabilitazione in quanto una lesione di LCA non trattata in genere porta ad episodi ricorrenti di instabilità e danno progressivo alla articolazione del ginocchio con diminuita funzione nel tempo.

Lesioni dei legamenti collaterali

Possono avvenire in modo isolato o in associazione ad altre lesioni legamentose o meniscali; in base alla loro entità (dallo stiramento alla rottura totale) e alle caratteristiche del paziente vengono trattate in modo conservativo o chirurgico. Spesso le lesioni a carico del legamento collaterale mediale possono dare una sintomatologia anche a livello del menisco mediale in quanto, anatomicamente, queste due strutture sono contigue ed uno stiramento del primo determina un coinvolgimento del secondo come in un effetto fionda.

I menischi sono due dischi cartilaginei che si interpongono tra tibia e femore e sono anatomicamente fissati alla tibia, ognuno con un suo legamento. Hanno una forma più o meno a C ed hanno un ruolo fondamentale in quanto ammortizzano tutte le sollecitazioni del carico, aumentano la congruenza articolare delle due ossa e distribuiscono correttamente le forze impedendo alle due ossa di scivolare.

Una sofferenza meniscale piò avvenire su base traumatica o degenerativa: nel caso di una distorsione vi è un movimento lesivo che va a far pizzicare il menisco tra femore e tibia provocando una lacerazione di entità più o meno grave; nel caso, invece, di una degenerazione si assiste all’insorgenza subdola di un dolore – di cui talvolta non si riesce nemmeno a ricordare il primo episodio – che impedisce di accovacciarsi completamente.

Il dolore, primo sintomo solitamente, viene avvertito in corrispondenza della rima meniscale (o dietro/dentro al ginocchio nei casi più compromessi) sia durante l’accovacciamento che in movimenti di torsione del ginocchio in carico; un altro sintomo può essere l’incapacità di estendere completamente il ginocchio o addirittura il blocco articolare: si tratta di uno scatto nell’articolazione seguito dall’impossibilità di movimento. Ultimo segno, ma non per importanza, è il gonfiore solitamente in corrispondenza del menisco sofferente.

In questi casi, una valutazione ortopedica ed una risonanza magnetica aiutano a definire in diagnosi l’entità della lesione e il percorso da seguire. Nei casi meno gravi un percorso di fisioterapia eventualmente accompagnato da infiltrazioni – se necessarie – aiuta a recuperare il tono muscolare e la stabilità del ginocchio al fine di controllare i sintomi.

La sindrome del dolore patellofemorale (PFPS) è una delle cause più comuni di dolore al ginocchio anteriore riscontrata in ambito ambulatoriale negli adolescenti e negli adulti di età inferiore ai 60 anni. La caratteristica cardine della PFPS è il dolore dentro o intorno al ginocchio anteriore che si intensifica quando il ginocchio è flesso durante le attività di carico. Il dolore della PFPS spesso peggiora con il mantenimento della posizione seduta prolungata o una discesa delle scale.
Il primo sintomo che descrive il paziente è il dolore durante lo squat.
In questi casi l’analisi del cammino, della postura e delle calzature di un paziente può aiutare a identificare le cause che contribuiscono.
Il trattamento della PFPS comprende riposo, un breve ciclo di farmaci antinfiammatori non steroidei e fisioterapia finalizzata al rafforzamento dei gruppi muscolari dell’anca, del tronco e dei muscoli del ginocchio.

Trattandosi spesso di un intervento di chirurgia di elezione, è possibile programmarlo e prepararsi al meglio. Come per la chirurgia di protesi d’anca, vi sono molti esercizi che possono essere fatti anche con il ginocchio artrosico e, soprattutto, non bisognerà trascurare la cura dell’altra gamba che sarà quella su cui fare affidamento per il primo periodo post-operatorio.
Tra gli esercizi consigliati nel periodo pre- sicuramente vi è un rinforzo globale della muscolatura della gamba, degli addominali e delle braccia (che dovranno sostenere il peso del corpo sulle stampelle durante il cammino). Non bisogna dimenticare lo stretching per garantire elasticità e la cyclette per la mobilizzazione dell’articolazione.
Il programma riabilitativo post intervento inizia già in prima giornata post-operatoria al letto del paziente e si pone come obiettivi il raggiungimento della posizione eretta e del cammino corretto e attraverso un programma di rinforzo, recupero dell’equilibrio e controllo dei sintomi fino al ripristino di una adeguata qualità di vita.

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