Il mal di schiena (LBP) è una problematica dolorosa che può essere avere diverse origini tra le quali quella muscolare: in particolare sono coinvolti i muscoli a livello della schiena, del bacino e dell’anca. Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che nei pazienti che soffrono di mal di schiena, vi sono dei cambiamenti della struttura muscolare (glutei, psoas ecc…), ma non è noto se questi deficit siano una causa o un effetto del LBP.

I muscoli dell’anca, infatti, hanno anche un ruolo posturale: bilanciano le forze applicate sul bacino dai muscoli del tronco conservando la lordosi lombare (ovvero la fisiologica curva della schiena) e stabilizzando la colonna, la sacroiliaca (l’articolazione tra sacro e ileo) e le anche durante tutti i movimenti della vita quotidiana.

In caso di dolore, si è visto che questa muscolatura può andare incontro a cambiamenti: il tessuto muscolare subisce una trasformazione che lo atrofizza e lo infiltra di tessuto grasso non contrattile alterandone la funzionalità e l’efficienza.

Quali sono i muscoli coinvolti? Tra i più importanti…

psoas

ILEO PSOAS

L’ileopsoas è un gruppo muscolare profondo che collega la colonna vertebrale agli arti inferiori. Il suo ruolo principale è quello di flettere l’anca (quindi avvicina la coscia all’addome), aumentare la fisiologica curva lombare, contribuire a ruotare la gamba verso l’interno e a chiudere le cosce una contro l’altra (adduzione); è attivo durante la posizione eretta, il sollevamento della gamba e il piegamento in avanti del tronco e ha un ruolo importante come stabilizzatore della colonna lombare.

grande gluteo anatomiaGRANDE GLUTEO

Questo muscolo estende, ruota esternamente e assiste l’apertura dell’articolazione dell’anca (abduzione). Quando lavora sinergicamente con i muscoli estensori della schiena, contribuisce al recupero della stazione eretta e stabilizza il bacino per permettere agli estensori di colonna di eseguire il ritorno dalla flessione completa. La maggior parte dei movimenti ai quali il gluteo partecipa, avviene però a livello dell’articolazione dell’anca.

PRIMI INDAGATI: I MUSCOLI

Alcuni autori hanno dimostrato che la qualità della struttura muscolare dello psoas può essere correlata allo sviluppo di LBP: la sua maggiore attivazione, infatti, è associata a forze di compressione eccessive sulla colonna da parte di un muscolo che avrebbe “semplicemente” la funzione di stabilizzarla; lo stesso muscolo se troppo attivo agisce a livello dell’anca come limitatore della estensione innescando una serie di eventi che possono predisporre all’atrofia della muscolatura glutea e allo sviluppo di LBP.

La stessa cosa può accadere ai muscoli glutei, la cui scarsa funzionalità e debolezza possono causare instabilità nella regione lombopelvica ed essere un elemento predittivo della presenza di LBP: un ventaglio gluteo mancante o scarsamente reclutato, può spostare il fulcro del movimento del tronco sia in flessione che in estensione a livello della colonna (laddove la biomeccanica normale vorrebbe che il movimento avvenisse in modo distribuito tra colonna lombare e anche) determinando, quindi, un sovraccarico che nel tempo può scatenare dolore.

SECONDE INDAGATE: LE ARTICOLAZIONI

Alcuni studi invece hanno evidenziato come il dolore lombare – che nel tempo può interessare prima un lato e poi entrambi – possa influenzare le strutture muscolari compromettendone la contrazione, la forza ed il corretto reclutamento; nello specifico, i pazienti con LBP di solito tendono a limitare i movimenti della propria colonna e delle articolazioni adiacenti (es. anca, sacroiliaca ecc.) come strategia protettiva per evitare i sintomi. La ridotta mobilità della colonna lombare può quindi determinare inibizione muscolare da non uso e conseguente atrofia muscolare o comunque diminuzione delle capacità della muscolatura con infiltrazione di grasso e tessuto connettivo. Si tratta proprio di una catena di eventi.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che anche una perdita dei movimenti dell’anca può predisporre il paziente allo sviluppo di LBP in quanto durante le attività funzionali, il movimento che non può esprimersi a livello del bacino trova libertà a livello della colonna con rischio di sovraccarico, sviluppo di dolore e disabilità. In particolare, una rigidità in estensione d’anca può aggravare e/o causare dolore lombopelvico secondario ad una maggiore rotazione pelvica in quanto la colonna lombare dovrà ruotare maggiormente da quel lato per consentire, per esempio nel cammino, la corretta esecuzione del passo simmetrico.

Per concludere, con i dati attualmente disponibili, non è possibile capire chi sia il principale colpevole, ovvero se il dolore alla schiena sia il principale responsabile della degenerazione muscolare, se la problematica originale derivi prettamente dall’anca o se sia l’alterazione dell’equilibrio muscolare il fattore maggiormente responsabile.

DUNQUE COSA FARE?

Sicuramente una valutazione accurata e precisa da parte di un professionista che sia in grado di cogliere all’interno dell’anamnesi tutti i fattori predisponenti e causali che sono propri del singolo individuo: l’osservazione del cammino, la valutazione completa dei movimenti funzionali e specifici, i test muscolari e le abilità di coordinazione sono solo alcuni degli elementi in gioco.

In secondo luogo, eventualmente in seguito alla mobilizzazione di alcune zone più rigide,  l’esecuzione di esercizi specifici che siano in grado di reclutare correttamente la muscolatura della colonna e dell’anca rispettando le capacità del soggetto e le sue abilità motorie.

Il rinforzo di qualsiasi gruppo muscolare richiede, infatti, un’attenta pianificazione e una progressione sistematica da esercizi meno impegnativi a esercizi più impegnativi. La richiesta di un particolare esercizio può essere influenzata da diversi fattori tra i quali: il piano di movimento, gli effetti della gravità, la velocità di movimento, la base di appoggio, il tipo di contrazione muscolare, ecc.

Quali sono gli esercizi in grado di attivare maggiormente il grande gluteo?

Una revisione delle letteratura condotta da Reiman et al. nel 2012 ha analizzato l’attività elettromiografica del muscolo grande gluteo durante l’esecuzione di alcuni esercizi di utilizzo piuttosto comune in riabilitazione. Analizzando 6 studi hanno classificato 20 diversi esercizi in base alla percentuale di massima attivazione isometrica volontaria (%MVIC) del grande gluteo.

È interessante notare come gli esercizi che determinano un maggior segnale elettromiografico (EMG) siano esercizi funzionali, in carico, in catena cinetica chiusa (ovvero con il piede in appoggio) e su una sola gamba a dimostrazione che il grande gluteo lavora maggiormente quando viene alzato il livello propriocettivo, ovvero quando è necessario che si attivi per rispondere sia alla componente di estensione d’anca ma anche come stabilizzatore del bacino per contrastarne il cedimento e mantenere l’equilibrio corretto.