Il tumore al seno è la più frequente neoplasia femminile e la prima causa di mortalità per tumore tra le donne; è anche il tumore che presenta i più alti tassi di guarigione.
Le probabilità di guarigione sono tanto più alte quanto più la diagnosi è precoce. Il primo approccio per il trattamento del cancro al seno è di tipo chirurgico, seguito dall’intervento riabilitativo per prevenire eventuali complicanze.
La riabilitazione si divide in due fasi temporali: le prime due settimane post-chirurgia richiedono particolare cura e attenzione e sono caratterizzate da un programma di mobilizzazione globale in scarico con respirazione profonda coordinata e stretching lento evitando di sollevare o aprire le braccia oltre l’altezza delle spalle.
Bisogna porre particolare attenzione alla postura che può essere influenzata dall’intervento chirurgico, dalla presenza della cicatrice e dall’atteggiamento di protezione nei confronti della problematica; ecco perché è molto importante indagare anche lo stato emotivo della persona che affronta questo tipo di percorso.
Dopo una mastectomia con o senza ricostruzione, è frequente sviluppare un atteggiamento di rotazione interna delle spalle, un aumento della normale cifosi dorsale ed iperestensione del collo: questo accade perché i muscoli si irrigidiscono e si accorciano predisponendo il fisico all’insorgenza di problematiche muscolo-scheletriche.
Uno dei primi obiettivi post-chirurgici è quello di ripristinare il normale range di movimento. Già nella fase pre-operatoria è possibile insegnare alle pazienti esercizi di allungamento e mobilizzazione che potranno utilizzare subito nei primi giorni post-chirurgia.
Tutti gli esercizi di allungamento si eseguono coordinati con la respirazione e hanno lo scopo di aprire il torace e diminuire la tensione dai muscoli del collo e delle spalle per ottenere un movimento completo e migliorare la postura globale.
Un percorso pre-operatorio può prevenire eventuali complicanze post-chirurgiche come la spalla congelata o dolore cronico muscolare.
ESERCIZI POSTOPERATORI: SETTIMANA 0-2
Le pazienti con cancro al seno post-chirurgico dovrebbero iniziare a muoversi il prima possibile – già il primo giorno post-operatorio, anche solo camminando all’interno dell’ospedale o a casa per 5 a 10 minuti, 2 volte al giorno.
In questa fase l’obiettivo è di riconquistare flessibilità nella parte superiore del corpo e resistenza fisica allo sforzo anche moderato. Gli esercizi di allungamento e mobilizzazione vanno eseguiti coordinati con dei respiri profondi: inspirare dal naso lentamente ed espirare dalla bocca lentamente contando mentalmente da fino a 6-8 eseguendo lo stretching o l’esercizio. I benefici di una respirazione corretta arrivano fino alla guarigione in quanto insegnano alla paziente a gestire bene anche lo stress correlato all’intervento e alla situazione.
Gli studi che hanno valutato l’efficacia di un precoce programma di esercizi sulla mobilità delle spalle, sulla prestazione fisica globale, sullo sviluppo di linfedema e altre complicanze post-operatorie hanno rilevato parametri significativamente migliori per le pazienti che hanno iniziato il programma post-operatorio già dal primo giorno rispetto a coloro che non vi hanno preso parte.
La mobilizzazione e lo stretching sono in grado di ridurre la restrizione dei tessuti molli, rilassare ed allungare muscoli tesi o rigidi e quindi prevenire le disfunzioni articolari.
Nel caso specifico del braccio e della spalla, i movimenti migliorano e mantengono la flessibilità e il range di movimento, pertanto, eseguire questi esercizi quotidianamente può fare la differenza sia sulla tensione muscolare e sulle cicatrici che potrebbero altrimenti bloccare il flusso linfatico, sia diminuendo il dolore e le eventuali insorgenze di disfunzioni della spalla (come spalla congelata o scapola alata) che migliorando la postura.
ESERCIZI POSTOPERATORI: SETTIMANA 2+
È consigliabile eseguire lo stretching quotidianamente per almeno un anno o più, dopo l’intervento, con l’obiettivo di ripristinare la mobilità o prevenire rigidità e disfunzioni dell’articolazione della spalla: è stato visto, infatti, che il trattamento chirurgico per il tumore al seno può avere ripercussioni causando limitazioni fisiche nella mobilità dei pazienti fino a 5 anni.
In questa fase si può iniziare un piccolo allenamento della forza della parte superiore con 0,5 o 1 kg concentrandosi nell’eseguire movimenti lenti, controllati, completi e coinvolgere progressivamente più articolazioni. Il controllo e la corretta esecuzione sono fondamentali per l’allenamento della parte superiore del corpo.
Quando è possibile eseguire facilmente 10 ripetizioni per 2 serie senza nessun affaticamento del braccio, la paziente può aumentare il peso di 0,5 kg; se invece, in qualsiasi momento, dovesse segnalare affaticamento o pesantezza del braccio, è necessario sospendere l’esercizio di rinforzo per quel momento ed eseguire la mobilizzazione e l’allungamento accompagnati dalla respirazione.
Gli esercizi in questa fase possono coinvolgere anche la parte inferiore del corpo: passeggiate più lunghe, cyclette, attività aerobica a basso impatto (30 minuti, 5 giorni/settimana di camminata a passo sostenuto). Durante l’esercizio a intensità moderata la paziente potrà notare un aumento della frequenza respiratoria, pur conservando la capacità di parlare, potrà sudare e sentirsi stanco ma senza dolori muscolari. Si possono inserire anche squat, affondi, wall squat e rinforzo della muscolatura degli arti inferiori.
LE COMPLICANZE POSTOPERATORIE
In seguito ad un intervento chirurgico così delicato, le pazienti possono avere molti effetti collaterali quali stanchezza, dolore, ridotta mobilità, spalla congelata, peggioramento della postura, scarsa immagine corporea, depressione e linfedema.
Tutti i programmi di esercizi dipendono dal recupero e dalla guarigione dell’individuo, dal tipo di intervento chirurgico e dal verificarsi di complicazioni. La formazione della cicatrice nel sito chirurgico può causare senso di costrizione toracica, quindi la mobilizzazione e gli allungamenti sono importanti per mantenere la flessibilità della parete toracica.
Un’altra complicazione dolorosa per alcune donne è la Axillary Web Syndrome o sindrome ascellare del cordino fibroso: si tratta della formazione di un piccolo cordino duro sotto pelle in corrispondenza dell’ascella che limita la mobilità del braccio e che può formarsi in seguito ad un intervento di biopsia del linfonodo sentinella o di linfoadenectomia.
Il trattamento per questa complicanza consiste in esercizi di stretching e mobilizzazione, terapia manuale e massaggio per rilasciare il tessuto cicatriziale adeso.
Tra le complicanze conseguenti questo tipo di intervento chirurgico è possibile che vi siano alterazioni a livello della spalla: tra queste vi sono la spalla congelata o frozen shoulder e la scapola alata; la prima è una patologia dolorosa caratterizzata da progressiva rigidità che limita quasi totalmente l’utilizzo del braccio, la seconda è uno scollamento del margine interno ed inferiore della scapola dalla parete toracica.
Il trattamento per la spalla congelata prevede un percorso di mobilizzazione ed esercizi attivi per ripristinare la mobilità e la forza senza dolore; il percorso di riabilitazione per la scapola alata prevede una serie di esercizi attivi finalizzati ad attivare il muscolo gran dentato, responsabile dell’atteggiamento corretto della scapola.
Esercizio 1 – Reclutare il gran dentato
Posizionarsi in piedi o seduti con la schiena in appoggio al muro; appoggiare i palmi delle mani contro il muro all’altezza delle spalle e tenere i gomiti ben rivolti in avanti.
Espirando sollevare le braccia facendo scivolare i palmi sulla parete ma senza muovere le spalle e senza allargare i gomiti; poi tornare alla posizione di partenza.
Esercizio 2 – Push-up plus a muro
Posizionarsi con i piedi alla stessa larghezza delle spalle appoggiare le mani alla parete con le braccia tese. Durante la inspirazione chiudere le scapole posteriormente lasciando avvicinare la parte inferiore del corpo al muro e poi espirare spingendosi via dal muro e protraendo le scapole in ultimo.
Un’altra complicanza di questo tipo di chirurgia è il linfedema (un anormale accumulo di liquido ricco di proteine) che può causare edema ed infiammazione cronica al braccio. In questi casi è fondamentale segnalare al medico la problematica ed intraprendere subito un percorso di linfodrenaggio ed esercizio attivo per poter avere le maggiori possibilità di successo.
Seguire un programma di esercizi in un momento così complicato può essere difficile, tuttavia la ricerca ha dimostrato che l’esercizio e l’attività fisica sono in grado di avere un impatto decisamente positivo sia nel breve che nel lungo termine: le pazienti che hanno seguito il programma già dai primi giorni post-chirurgia hanno riferito meno dolore, diminuzione dell’affaticamento globale, maggiore flessibilità, meno stress emotivo e nessun linfedema.
L’esercizio diminuisce gli effetti collaterali postoperatori e migliora la qualità della vita.